Tam stilla quam lagoena


La serata più attesa - Sintesi e degustazione di Laura Molteni

10.12.2012 20:14

La tanto attesa serata dedicata al Nebbiolo è arrivata.

L’aspettavano gli amanti degli spettacolari vini rossi che ne portano il nome così come i più profani, incuriositi dalla fama che precede queste uve. La degustazione ha previsto sei diversi vini, preceduta dalla puntuale presentazione del vitigno e delle sue caratteristiche da parte di Roger Sesto.

Il vitigno Nebbiolo è molto raro e di grande pregio. Le sue origini sono pressochè incerte, ma si trovano riferimenti storici già a partire dal 1600; le prime tracce nella zona del Torinese e successivamente in alto Piemonte e Valtellina, per espandersi poi in Langa, la quale è tuttora una delle zone più importanti (il primo Barolo si trova a partire dal 1840: ha caratteristiche diverse da quello attuale, poiché risulta leggermente frizzante). Si trovano poi vitigni sul lago di Garda (massima espansione verso est) e nel Nord Sardegna (retaggio del Regno sabaudo).

Il vitigno è alquanto difficile da coltivare e per questo risulta di gran pregio, alla stregua del Pinot nero. Esso richiede infatti condizioni di territorio e clima molto particolari, spesso difficili da trovare contemporaneamente nella stessa zona; non si adatta facilmente ai territori, se non in quelli attualmente vocati e in cui dà il massimo, seppure con caratteristiche differenti.

Il vitigno Nebbiolo ha un ciclo vegetativo molto lungo: i fiori sbocciano prima degli altri vitigni e le uve maturano per ultime; sono richiesti climi con poca pioggia, molta luce, forti escursioni termiche, difficili da replicare in molte zone. Il grappolo è di dimensioni medio-grandi con acini piccoli: questo costituisce un grande pregio per le uve da vino, in quanto il rapporto polpa/buccia è sicuramente a favore della seconda). E’ caratterizzato da una buona componente di tannini e di acidità e da scarso colore. A causa di quest’ultimo l’uva necessita di molta luce.

Il lungo ciclo vegetativo costituisce nel contempo un vantaggio e uno svantaggio per il vitigno: da una parte l’uva assorbe molte sostanze dalla pianta e diviene completa, dall’altra è possibile che in un lasso di tempo così lungo (la vendemmia viene fatta nella seconda metà di ottobre) tutte le condizioni meteorologiche necessarie non si verifichino, creando così problemi ai grappoli.

Nei territori in cui viene coltivato si trovano comunque mutazioni genetiche, a creare vari sottotipi. Solo in Langa vi sono tre biotipi (Lampià, Michè e Rosè). In bassa Valle d’Aosta vi è il Picotendro e nell’alto Novarese si trova la Spanna (che a sua volta origina il Gattinara e il Ghemme). Citiamo poi il Roero e la Valtellina, dove l’evoluzione del vitigno porta al Chiavennasca.

 

Questa la descrizione delle caratteristiche di zone e vitigno e dopo la parte teorica si passa alla più attesa parte pratica.

La prima è una degustazione di un Sassella della Valtellina del 2007 (Conti Sertoli Salis), 12,5 % vol.

Il colore è un rosso granato scarico con unghia lievemente aranciata (tipico dei Valtellina); all’olfatto si avvertono sentori di pepe nero, amarena sotto spirito, legno, chiodi di garofano, prugne secche, cacao, cannella. La spezia è piccante e fresca, ancora lontana dalle note animali e dal cuoio.

Al gusto si ha una buona nota tannica e una componente acida, agrumata. Si avverte il lampone e il gusto è intenso. Personalmente darei un voto vicino all’otto. Mi permetto di dire che il rapporto qualità/prezzo è ottimo.

 

Il secondo assaggio crea diverse aspettative tra i presenti. Si tratta di un Langhe Nebbiolo 2004 (La Spinetta), 14% vol.

L’azienda produttrice si avvale di tecniche “modernistiche” al fine di estrarre colore e aromi dalle uve, per questo motivo il vino che ne deriva è piuttosto “costruito”.

Procedendo con l’assaggio si rileva un colore granato carico (da riferirsi alla tecnica di produzione) e all’olfatto si trovano sentori di tabacco, foglie secche, funghi secchi, ciliegia e lampone.

Al gusto, dove le nostre aspettative non trovano soddisfazione, si avvertono tannini importanti (sempre da riferirsi alla “sovraestrazione”), una struttura densa, non certo tipica del Nebbiolo.

Il voto, da parte mia, può essere sette, lontano da quanto si pensava di attribuire. Del resto perfino il prezzo della bottiglia lascia sconfortati i presenti; il rapporto con la qualità è sfavorevole.

 

Terza degustazione: Gattinara riserva 2006 (Tavaglini), 13,5% vol.

Si tratta di un Nebbiolo di montagna (zona fredda), per cui ci si aspettano tannini aggressivi.

Il colore è granato scarico, tipico del Nebbiolo.

All’olfatto note di talco e note balsamiche, resina, mentolo e catrame. Al gusto si avvertono tannini setosi, ciliegia, prugna e incenso. I tannini non lasciano il palato amaro e la bocca “alllappata”. Vino decisamente ottimo, voto nove.

 

Quarto assaggio: Barolo 2003 (Michele Chiarlo), 14% vol.

Il nome Barolo lascia spazio a buone aspettative, leggermente “sedate” dall’annata (non certo ottima, si dice). La zona di Barolo (divisa in Tortoniana ed Elveziana) presenta vini raffinati, la macerazione viene fatta in tini di legno e non protratta nel tempo, come avviene per il Gattinara.

Il colore è granato carico, all’olfatto vi sono ciliegia, mora, pepe nero, sottobosco secco, radici di china. Al gusto tabacco, tannini giovani e sgraziati (lasciano la bocca allappata), poco persistente.

Personalmente, nonostante la nomea, poco degno di nota.

 

Quinto assaggio: Barbaresco 2008 (Oddero Gallina) 14,5% vol.

Il colore è granato scarico, all’olfatto si avverte lievemente il profumo di felce. Al gusto è tannico, si tratta di un vino giovane, dagli aromi floreali e fruttati. Voto sei.

 

Sesto assaggio: Sfurzat Valtellina 1997, 14,5% vol.

Il colore è granato scarico; all’olfatto goudron, terra umida e funghi. Al gusto note di affumicato e frutta, sembra un vino liquoroso. Voto sei.

 

Mi permetto di dire che l’ottimo Gattinara ha creato entusiasmo tra i degustatori e aspettative elevate per i vini successivi. E’ stato quindi difficile assaggiare gli altri tre senza essere influenzati nel giudizio. E tutto ciò ha infatti portato i presenti a eleggere il suddetto Gattinara il migliore di tutta la degustazione.

Per concludere vorrei sottolineare che la serata è stata carica di entusiasmo e di dibattiti sull’argomento Nebbiolo. Il suddetto vitigno ha confermato il suo pregio e ha fatto scoprire ulteriori caratteristiche, poco note a molti dei presenti. Sicuramente una delle migliori degustazioni. E alla prossima occasione conviviale, si consiglia un Gattinara riserva 2006.

 

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